Pornografia non consensuale attraverso gruppi Telegram

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Parliamo di un argomento molto delicato, che interessa la vita di molte persone, soprattutto appartenenti al genere femminile: la pornografia non consensuale attraverso gruppi Telegram. Il fenomeno è sempre più frequente e la recente pandemia – con il conseguente lockdown dello scorso anno – sembrerebbe aver peggiorato la situazione.

L’applicazione di messaggistica, con la sua natura riservata e la garanzia di sicurezza offerta, ha permesso la nascita di gruppi di utenti il cui divertimento consiste nel condividere tra di loro materiale multimediale privato ottenuto da mogli, ragazze o ex compagne, senza preoccuparsi dei pericoli di diffusione e dell’eventuale distruzione di immagine che ne potrebbe derivare per le vittime.

Fotografia raffigurante uno smartphone tenuto in mano. Lo schermo mostra l'applicazione Telegram con visibili alcune chat in lingua russa.
Telegram è un’applicazione di messaggistica istantanea russa

L’applicazione per dispositivi mobili

Telegram è una delle applicazioni di messaggistica più diffusa sul mercato. Come recita il sito web, i suoi punti di forza sono la velocità e la sicurezza. Ma dietro ad essa si nascondono numerose insidie. Queste caratteristiche hanno lasciato un’eccessiva libertà alla creazione di gruppi che diffondono materiale pornografico non autorizzato. Risulta spesso impossibile risalire alle persone che condividono tali contenuti. Gli utenti attivi in questi gruppi, secondo un indagine di PermessoNegato sembrano essere superiori ai 5 milioni.

Tra le FAQ del sito di Telegram, si apprende che l’applicazione può ospitare fino a 200mila membri all’interno di ogni gruppo. Essa diventa il luogo digitale dove vengono consumati la maggior parte dei reati sessuali: dal Revenge Porn, all’adescamento di minori, fino a gruppi per pedofili.

La crittografia end-to-end dell’applicazione permette di vedere il contenuto dei canali e dei gruppi solo ai partecipanti. La Policy che vieta lo spam, le truffe e i contenuti pornografici illegali, agisce solo se questi sono visibili pubblicamente. E di conseguenza all’interno dei “Gruppi Chiusi” i contenuti rimangono impunibili da parte della Policy dell’applicazione.

Esistono inoltre i “gruppi gemelli”, chat di riserva in cui gli utenti possono confluire nel caso di blocchi o eliminazione dei gruppi principali da parte dalle forze dell’ordine. Questi contengono il materiale che già è presente sul gruppo principale, in modo tale che possa rimanere disponibile ai membri.

Situazione legislativa

Si tratta di un fenomeno apparentemente impossibile da fermare. La denuncia non porta automaticamente alla chiusura del gruppo, dato che i server di Telegram sono locati negli Stati Uniti, e rispondono alla giurisdizione statunitense.

La società rispetta i dettami del Digital Millennium Copyright Act (DMCA) – legge che regolamenta il diritto d’autore e la diffusione di video e foto private – per cui una segnalazione alla Polizia Postale dovrà seguire un lungo e complicato iter, a causa del fatto che in Italia non esiste una legislatura preposta. Alle vittime conviene rivolgersi direttamente alle autorità negli Stati Uniti, tramite dei servizi gratuiti online opportunamente dedicati.

La Polizia Postale italiana interviene solo nei casi in cui nelle chat sono divulgati dati sensibili, come IBAN o carte di credito, solitamente utilizzate per “pagare” i contenuti privati degli utenti.

Le vittime della pornografia non consensuale

La maggior parte delle vittime sono donne. Esse vedono, a loro insaputa, il diffondersi di immagini private che le ritraggono in momenti intimi. Il fenomeno, in costante aumento con il progredire della tecnologia, è sempre stato presente fin dagli albori della messaggistica per immagini (come nel caso degli MMS).

Ci troviamo in un momento storico in cui è paradossalmente comune che le persone condividano immagini private ed intime delle proprie ex-compagne, fidanzate o mogli, per divertimento, perversione o vendetta. Inoltre, il crescente utilizzo delle piattaforme digitali causato dalla pandemia non ha fatto altro che alimentare questo macabro fenomeno.

Tutti possono esserne vittime. Gran parte del materiale presente online è riconducibile a fotografie scattate di nascosto, oppure scattate senza l’idea di una futura pubblicazione. Nonostante questo, si assiste spesso all’accusa nei confronti delle vittime e del loro comportamento.

L’American Psychological Association ha stimato che ben il 10% della popolazione globale è colpita dal fenomeno, di cui la maggioranza sono minorenni. A riguardo di questa categoria, è presente anche materiale pedo-pornografico, che vede coinvolti minori tra gli 8 e i 12 anni. Essi sono ripresi anche durante atti di stupro, per poter essere condivisi o essere utilizzati come moneta di scambio nelle trattative private tra utenti.

Ritornando alla pornografia non consensuale nei gruppi Telegram, spesso succede che molte vittime vengano identificate – grazie anche agli autori del materiale condiviso. Può accadere che queste persone vengano contattate dai membri dei gruppi sui canali social. Che – in maniera arrogante e sprezzante – richiedono alle vittime ulteriore materiale pornografico, sotto minaccia di pubblicazione di quello già in loro possesso. Persone, anche minorenni, che si vedono costrette a realizzare e condividere materiale intimo a individui sconosciuti e senza scrupoli. Derivando, da quest’esperienza terribile, danni psicologici devastanti.

Le chat incriminate nascondono crimini sessuali molto gravi

All’interno dei canali Telegram sono stati trovati addirittura padri di famiglia che condividono le foto delle proprie figlie come moneta di scambio. Altri che conversano su come poter compiere con loro atti sessuali. Alcuni di questi individui richiedono “tributi” – ovvero la masturbazione sulle fotografie – agli altri utenti, da consumarsi sulle foto dei propri figli. Orribili richieste che, purtroppo, secondo i risultati delle varie indagini, vengono spesso esaudite dalla comunità.

Fotografia raffigurante il viso di un uomo con un'espressione poco rassicurante.
Molti padri di famiglia e fidanzati apparentemente innocui partecipano e contribuiscono a queste attività su Telegram

Si parla di stupro virtuale, una forma di stupro inconsapevole per le vittime. Conferma il direttore del Servizio di Polizia Postale e delle comunicazioni, Nunzia Ciardi, che si tratti di “una delle ultime frontiere delle violenze online”.

La direttrice spiega, inoltre, nel corso di un’audizione davanti alla Commissione parlamentare per l’infanzia e l’adolescenza, che “la rete funziona spesso da amplificatore di pulsioni decisamente censurabili. Capita sempre più spesso che sulle pagine di noti social network vengano postate foto rubate in qualche modo alla rete o scatti presi per strada di donne, per lo più giovani, su cui si riversano commenti osceni di tutti i generi o vengono sfogati i peggiori istinti, senza che le vittime nemmeno lo sappiano”.

Sicuramente non si tratta di un fenomeno astratto, in quanto – pur essendo consumato su un’applicazione di messaggistica istantanea – le ripercussioni avvengono nella vita reale.

La pornografia presente nei gruppi Telegram

Il caso di Tiziana Cantone è stato, forse, l’apice del revenge porn in Italia. Il suo materiale privato fece il giro del mondo e la vicenda si concluse senza lieto fine per la povera ragazza, che purtroppo si tolse la vita. Riferimenti al caso si trovano ancora oggi all’interno dei gruppi Telegram – malgrado le vicende giudiziarie e la rimozione dei contenuti da moltissimi siti. Questo a causa del fatto che uomini senza scrupoli cercano ancora di reperire e condividere il materiale pornografico raffigurante la ragazza.

Navigando tra le chat dei canali Telegram coinvolti, oltre al danno d’immagine dei contenuti privati, si aggiungono le offese gratuite verso le ragazze ritratte. Le stesse persone che hanno condiviso il materiale richiedono agli altri utenti di insultare le vittime, per puro divertimento. Accade anche che gli utenti si pongano delle sfide fra loro, consistenti nel pubblicare materiale ritraente la propria compagna, moglie o fidanzata. Sono presenti anche discussioni sulle valutazioni delle caratteristiche fisiche: riducendo le vittime a meri oggetti.

Rendetele la vita impossibile, questo è il suo account Instagram.”, parole che si leggono all’interno della chat di un canale, pubblicata come denuncia da Wired. Non si tratta di un caso isolato. È tipico che la condivisione di immagini o video sia accompagnata da informazioni personali, quali recapiti telefonici, indirizzi o link agli account dei social network. Si tratta maggiormente di ex compagni, guidati dall’odio, che hanno come unico obiettivo quello di rovinare la vita alle donne che pensano gli siano appartenute, anche solo per qualche mese.

Rilevante è il caso dell’applicazione DeepFake, in grado di applicare un volto preso da un’immagine, ad altre immagini o video, in maniera quasi totalmente realistica. Con questo strumento, la pornografia non autorizzata ha iniziato a colpire anche vittime che non hanno mai condiviso alcun contenuto: nei gruppi Telegram sono presenti immagini e video falsi di ragazze, celebrità, attrici e modelle, che in alcuni dei montaggi lasciano pensare che il materiale possa essere realmente consensuale. Ne parliamo in maniera più approfondita in questo articolo.

Le indagini sui gruppi Telegram di pornografia

Uno dei requisiti necessari per l’avvio delle indagini – per quanto riguarda il panorama italiano – in materia di revenge porn è quello che sia presente una querela da parte dell’interessata/o. Tuttavia riuscire ad infiltrarsi nei gruppi per scoprire se le fotografie siano state pubblicate o meno rimane sempre molto difficile: questo perché i gruppi chiusi dove vengono condivisi i contenuti necessitano di un invito per entrare a farne parte.

La denuncia da parte delle autorità e la pubblicazione dei nomi dei canali legati alle indagini non fa altro che ottenere un effetto indesiderato. I gruppi non ancora chiusi vedono infatti un incremento di attività da parte degli utenti e un numero sempre crescente di nuovi membri iscritti, in quanto il fenomeno viene amplificato e condiviso dai media, stimolando la curiosità di chi ancora non ne faceva parte.

Le vittime oggetto delle notizie diventano ricerche di tendenza, esattamente come avviene con le notizie di gossip. E gli utenti cercano di reperire il materiale in questione all’interno dei vari gruppi, a volte anche promuovendone la condivisione.

Nel 2019 l’Italia, con il pacchetto Codice Rosso, ha inserito all’interno del Codice Penale il reato di revenge porn. Nel corso del primo anno di applicazione i tribunali hanno registrato più di mille procedimenti scritti. La Polizia criminale ha stimato che più dell’80% delle vittime sono di sesso femminile e che la maggioranza dei denunciati sia residente nella regione Lombardia.

Il problema con l’applicazione della legge è che richiede la presenza di dolo specifico; di conseguenza chi ha condiviso le immagini di una persona sconosciuta risulta non punibile, dato che non le ha condivise per procurare danno specifico alla persona.

Ripercussioni sulla vita delle vittime

Il revenge porn e tutte le azioni collegate sono un fenomeno così brutale, da essere in grado di rovinare la reputazione, il lavoro, la vita sociale. Il Cyber Civil Rights riporta infatti come più della metà delle vittime abbiamo tentato o pensato al suicidio.

Fotografia raffigurante una ragazza in lacrime.
Le conseguenze psicologiche delle vittime di questi abusi possono essere devastanti

Uno dei problemi più gravi di questo fenomeno è la possibile pubblicazione di indirizzi di casa e di lavoro, con annessi numeri telefonici: una vera e propria persecuzione della vittima, che si sposta dall’applicazione per dispositivi mobili alla vita reale. Le persone colpite, totalmente inconsapevoli, si potrebbero ritrovare ad essere perseguitate sui social network e anche nella vita di tutti i giorni. Queste situazioni potrebbero portare vere e proprie conseguenze devastanti nella loro vita: come l’essere costretti persino a modificare le proprie vite irreversibilmente.

A primo impatto sembrerebbe proprio un fenomeno impossibile da fermare, ed è per questo motivo che Anonymous, un gruppo di hacker internazionale, nella loro rappresentanza italiana, ha deciso di cercare di risalire all’identità degli uomini e dei ragazzi che divulgano senza scrupoli le immagini delle donne, con una campagna che prende il nome di #revengegram. Anche l’associazione no profit PermessoNegato, in contatto con numerose piattaforme di social network, aiuta le vittime nelle procedure di segnalazione e rimozione delle proprie immagini.

Esiste anche una mail dedicata alle segnalazioni delle vittime: [email protected]

Ruvalcaba Y., & Eaton A. A. (2020). Nonconsensual pornography among US adults: A sexual scripts framework on victimization, perpetration, and health correlates for women and men. Psychology of violence, 10(1), 68

CCRI (2019). CCRI EXTENDS GRATITUDE TO WITHOUT MY CONSENT. Cyber Civil Rights Initiative

Cass S. A., & Kovera M. B. (2001). Research on the effects of child pornography is needed. APA Monitor, 32(4), 21

Najdowski C. J., & Hildebrand M. M. (2014). The criminalization of “revenge porn”: How psychological research can guide policy. Monitor on Psychology, 45(1), 26

Ministero dell’interno, dipartimento della pubblica sicurezza, servizio analisi criminale (2020). Violenza contro le donne, un anno di codice rosso

PermessoNegato. About PermessoNegato

Federica è cresciuta in un Parco Naturale fino ai 20 anni, la città le sta stretta. Da piccola le sarebbe tanto piaciuto diventare biologa marina, sceneggiatrice, astronauta, archeologa o medico. Nell’indecisione più pura, che la accompagna fedelmente in ogni giorno della sua vita, ha sempre paura di fare la scelta sbagliata. Una cosa è certa: non ha una vocazione precisa. Per questo motivo si è spesso sentita fuori posto ovunque si trovasse. Sempre a ripetersi con malinconia che una vita sola non le sarebbe mai bastata per poter intraprendere tutte le strade che vorrebbe.