Pepper, il robot emotivo amico degli anziani

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Il più grande nemico della vecchiaia è sicuramente la solitudine. Lo sa bene il Giappone che vanta la più grande proporzione di cittadini anziani (cioè con età superiore di 65 anni) in tutto il mondo: secondo le statistiche nel 2019 costituivano il 30% della popolazione. Per capirci bene, l’Italia è il paese europeo con la proporzione più elevata di anziani e nel 2019 la percentuale si aggirava intorno al 22%.

Immagine raffigurante un anziano giapponese che passeggia

Per fa fronte a questo grande nemico, il Giappone ha pensato bene di mettere a frutto le conquiste tecnologiche lanciando Pepper nel 2014. Chi è Pepper? Un robot semi umanoide capace di riconoscere le emozioni umane. Dal 2017 con il progetto CARESSES, Pepper è entrato nelle case di cura per tenere compagnia agli anziani. Ma andiamo per gradi.

Chi è Pepper, il robot “emotivo”?

Pepper fa la sua prima apparizione in una conferenza stampa della Softbank Robotics tenutasi il 5 giugno del 2014. Durante la presentazione, con grande modestia il CEO Masayoshi Son la definisce una «giornata storica» che le persone ricorderanno tra 100, 200 e 300 anni. Sarà così? Solo il tempo ce lo saprà dire.

La Softbank Robotics presenta Pepper come il primo social robot umanoide capace di riconoscere i visi e le emozioni e progettato per convivere con gli umani. L’azienda spiega che Pepper non rientra nella categoria di robot destinati all’uso domestico – anche perché presenta funzioni molto limitate (non cucina, non lava, ecc.) –; ma è il primo di una nuova categoria di robot «emotivi» progettati per «aiutare le persone a crescere, migliorare le vite, facilitare le relazioni».

He’s an emotional robot, not a functional robot for domestic use with dishwasher or vacuum cleaner functionalities. Pepper will help people grow, enhance their life, facilitate relationships, he will have fun with them, give some services and connect them with the outside world.

SoftBank Robotics

È un robot bianco alto 120 centimetri dal design curvo con tanto di paraurti per assicurare un utilizzo senza pericolo. È dotato un’unità inerziale, che insieme a sensori infrarossi, telecamere 2D e 3D e sonar, gli permette di muoversi autonomamente e in modo omnidirezionale nello spazio. I sensori touch, i LED e i microfoni, insieme ai moduli di percezione e i software di riconoscimento vocale (attualmente disponibile in 15 lingue), raccolgono i dati di input. Pepper li elabora e poi risponde a voce o con il display touch screen che porta fieramente sul petto.

Attenzione: non tutti i Pepper sono uguali! Ogni Pepper viene disegnato ad hoc per la singola azienda e per gli scopi da perseguire, che sia accogliere turisti o giocare con i bambini.

Robot in azione: tutti gli ambiti di applicazione

Nonostante sia dotato di poche funzionalità pratiche, Pepper è stato implementato in diversi ambiti a partire da quello commerciale. Ad esempio, è possibile incontrare un esemplare di Pepper nelle banche giapponesi o all’Aeroporto Internazionale di Montréal-Pierre Elliott Trudeau in Canada, dove accoglie i viaggiatori offrendo loro consigli per godersi il soggiorno nel paese. Sul sito web si legge che «oltre 2.000 imprese in tutto il mondo hanno già adottato Pepper come assistente per accogliere, informare e orientare i visitatori in modo innovativo».

Pepper porta bene anche le vesti di cheerleader come ha potuto dimostrare al pubblico di tifosi che assisteva alla partita di baseball tra i Fukuoka SoftBank Hawks e i Rakuten Eagles del 9 luglio 2020.

Un altro scenario in cui possiamo incontrare Pepper è la scuola: è l’assistente perfetto per gli educatori nella creazione di contenuti. E non solo: è anche un ottimo vettore per incoraggiare un’istruzione sempre più inclusiva. Il robot emotivo è capace di stabilire un legame empatico con tutti gli studenti, anche quelli con disturbi emotivi e comportamentali. Li aiuta a combattere le paure e la timidezza e a coltivare la loro autostima, oltre che migliorarne le capacità sociali.

Pepper entra nelle case di cura

Nel 2017 un team di ricercatori lancia CARESSES, un progetto internazionale EU-Giappone multidisciplinare, il cui obiettivo è «sviluppare il primo robot di assistenza agli anziani in grado di adattare il modo in cui parla e si comporta alla cultura della persona assistita». Con i finanziamenti della Commissione europea e del Ministero dell’Interno e delle Comunicazioni del Giappone e il coinvolgimento di varie università – tra cui anche l’Università di Genova con il ruolo di coordinatore del progetto – Pepper entra nelle case di cura per tenere compagnia agli anziani e combattere la solitudine, offrendo loro una cura continua anche quando lo staff non riesce a dedicare loro la giusta attenzione.

Pepper si muove autonomamente tra i corridoi delle strutture e – gesticolando con le sue braccia robotiche – intrattiene i residenti con conversazioni sempre più ricche man mano che ne approfondisce la conoscenza. In questo senso, si conferma un «robot culturalmente competente», cioè capace di adattarsi al profilo culturale della persona con cui interagisce. Ogni giorno assiste loro nelle più semplici mansioni: ricorda loro di prendere le medicine; incoraggia una routine più attiva; e li aiuta a mantenere i contatti con amici e parenti.

Nei vari Paesi che hanno aderito all’iniziativa sono stati svolti dei test per verificare l’impatto dei robot nelle vite degli anziani residenti delle case di cure. Nel Regno Unito e in Giappone, è emerso che sono sufficienti 18 ore distribuite in due settimane di interazione con Pepper per vedere un miglioramento significativo a livello di salute mentale.

In un contesto in cui le aspettative di vita crescono di anno in anno, Pepper si dimostrerà un ottimo alleato dei sistemi sanitari e di assistenza di tutto il mondo. 

SoftBank Robotics. Pepper

SoftBank Robotics. Pepper e NAO, robot per l’istruzione

UniGe.life (2019). Il progetto CARESSES riceve il Premio Innovazione SMAU 2019

Caresses. Caresses. Alla ricerca di un robot culturalmente competente

Booth R. (2020). Robots to be used in UK care homes to help reduce loneliness. The Guardian

Reply Sprint. Humanoid Robot: la nostra esperienza con Pepper

Immagini di SoftBank Robotics

An Qi ha conseguito una laurea triennale in Scienze umanistiche per la comunicazione tra mille lavori in nero, poveri stage milanesi e articoli di volontariato, perché senza ansia non riesce letteralmente a funzionare. Una volta bambina prodigio, esperta di corsivo e di ascoltare-le-lezioni-mentre-disegna-allegramento-sui-quaderni, oggi cerca di inabissarsi di impegni e di ansie per giustificare la paura del fallimento che la induce a procrastinare fino all’ultimo. Sarà per questo che ha ottime doti di multitasking? Però! però è anche una maniaca perfezionista, quindi il suo sporco lavoro, lo fa e pure bene sia in ambito universitario che lavorativo. Chiedete in giro. Da precisa gifted child quale era, non sa rispondere alla fatidica domanda: «Che cosa vuoi fare da grande?». Copywriter? Forse. Social Media Manager? Di una cosa è certa: TikTok è la sua ultima ossessione, ma è convinta che l’algoritmo ce l’abbia con lei. Magari la grafica? Deve soltanto trovare i soldi per permettersi un corso decente. Solo il tempo lo saprà dire.