Formule da remoto: l’influenza sulla società

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Gli avvenimenti che ci hanno coinvolto nell’ultimo anno hanno visto il diffondersi delle formule di didattica a distanza – abbreviata in DAD – e del lavoro da remoto, per contenere gli effetti della pandemia, permettendo il proseguimento delle attività. Ciò ha portato una forte influenza nell’assetto organizzativo e mentale della società. La tecnologia è entrata con velocità nelle nostre vite, modificando tradizioni a cui eravamo abituati e che non pensavamo di dover cambiare così velocemente.

Gli istituti secondari di secondo grado e le università sono stati fra quelli maggiormente interessati dalle recenti modalità di DAD. Mentre le aziende sono state interessate dallo smart working. Si tratta di due modalità facilmente accomunabili tra loro, che portano spesso benefici simili, ma anche altrettanti disagi.

Ma proseguiamo ad analizzare nel concreto queste possibilità.

Benefici e disagi delle formule da remoto

Sicuramente si può parlare di un grosso risparmio di tempo, soprattutto per quanto riguarda quello dedicato quotidianamente agli spostamenti, che interessa sia gli studenti che i lavoratori pendolari. Tempo che può essere impiegato nello studio o nella cura della casa e dei legami familiari. Tuttavia, il contatto umano che viene a mancare, nei confronti dei propri colleghi o dei propri compagni di classe, porta con sé tutta una serie di problematiche non poco rilevanti.

Si può tranquillamente dire che il contatto umano sia uno degli aspetti fondamentali nell’apprendimento. Esso permette agli studenti di essere sottoposti continuamente ad una serie di stimoli in grado di impedire la creazione di sentimenti di distacco e apatia nelle giovani generazioni. La mancanza dell’interazione e del confronto tra studenti e insegnanti si trasforma in un disagio molto rilevante. Soprattutto per quando riguarda l’apprendimento dei concetti che, a causa dell’attenzione non focalizzata, si perdono e spesso non vengono compresi.

Fotografia raffigurante un bambino seduto alla scrivania mentre sta seguendo, al computer, la lezione della propria insegnante.
I bambini più piccoli possono trovarsi a disagio nell’affrontare la vita scolastica di fronte a uno schermo

Per quanto riguarda i lavoratori, invece, oltre al rischio di perdita del contatto umano si aggiunge il rischio di sovraccarico lavorativo. LinkedIn, il famoso social network legato all’ambito del lavoro, ha condotto un bilancio per analizzare gli effetti del lavoro da remoto sulle persone. I dati emersi raccontano come quasi la metà dei lavoratori si senta molto più stressato e ansioso nell’ambito del proprio lavoro. E anche di come l’orario di lavoro, anziché essere diminuito, sia in realtà aumentato di almeno un’ora al giorno. La maggior parte dei lavoratori si ritrova poi a sentirsi spesso stressata, perché si rivela molto difficile riuscire porre un confine tra lavoro e tempo libero. È tipico anche il sentimento di doversi rendere sempre disponibili sul lavoro, che aumenta il senso di ansia e la necessità di essere sempre connessi.

Tuttavia, le formule da remoto, secondo poco più della metà dei lavoratori, hanno avuto influenza positiva nella società. Le persone sono felici del tempo in più passato in famiglia. Ciò ha ottime ripercussioni sulle relazioni personali. Inoltre, in molti hanno potuto dedicare tempo all’attività fisica e alla cucina di piatti sani, portando benefici molto importanti anche sul piano della salute.

Bisogna però sottolineare come il lavoro da remoto possa portare molto facilmente all’adozione di uno stile di vita più sedentario: coloro che non dedicano quel tempo libero ad attività per mantenersi in salute vedono peggioramenti anche gravi nel loro stato fisico complessivo. Lavorare tutto il giorno davanti ad uno schermo porta gli individui ad assumere posizioni scorrette, tenendo una postura con schiena incurvata e collo in avanti. La continua fissazione di schermi può inoltre portare a maggior affaticamento della vista e anche forti mal di testa.

Riassumiamo ora quali sono i benefici e gli svantaggi delle formule da remoto in generale, con la loro influenza nella società degli studenti e dei lavoratori.

Pro: più tempo libero a disposizione; riduzione dei costi delle strutture; riduzione dei costi di trasporto; più tempo in famiglia.Contro: mancanza di contatto umano; riduzione degli stimoli; problematiche legate all'utilizzo tecnologico; vita sedentaria.

Le formule lavorative future

Possiamo dire con assoluta certezza che questi avvenimenti e questi esperimenti sono e sono stati il trampolino di lancio per un futuro dell’istruzione e del lavoro completamente differente da ciò a cui siamo stati abituati sino ad oggi.

Le formule di lavoro potrebbero trasformarsi radicalmente, assumendo un aspetto che non siamo abituati a vedere: tre giorni sul luogo di lavoro, due giorni da remoto in smart working e i rimanenti due di tempo libero. Questa è solo una delle tante facce che potrebbe assumere il futuro del lavoro. Formule da remoto impostate su orari di lavoro e schemi non prestabiliti, ma su obiettivi programmati nel tempo, dando più autonomia e responsabilità agli individui.

Fotografia ritraente una donna che adotta una delle formule da remoto, lo smart working.
Lo smart working rende le persone più libere di organizzare le proprie attività giornaliere

Perpetual Guardian, azienda della Nuova Zelanda, ha sperimentato la settimana da quattro giorni lavorativi, pagata esattamente come una settimana lavorativa completa. A seguire il suo esempio è stata poi Unilever, società olandese-britannica, che ha adottato lo stesso modello per la filiale della Nuova Zelanda. Anche Microsoft, nella sua filiale del Giappone, ha sperimentato la stessa formula lavorativa. Tutte le aziende hanno riscontrato un aumento impressionante della produttività e un calo dello stress nei dipendenti. La diminuzione dei costi aziendali legati all’energia elettrica e alla carta stampata vengono da sé come ulteriori benefici dell’esperimento.

Che sia questo il futuro lavorativo che ci attende?

L’azienda Cisco System ha realizzato un sondaggio per indagare cosa accadrà alle modalità di lavoro da remoto una volta finito lo stato di emergenza. I dati emersi raccontano come quasi la metà dei lavoratori statunitensi sia intenzionato a continuare con questa formula almeno una settimana al mese, anche al termine della pandemia.

Uno studio dell’Aidp mostra come quasi il 70% delle aziende italiane sia invece intenzionata a proseguire con le modalità adottate durante la pandemia anche al termine di essa.

Sembrerebbe quindi che queste modalità siano convenienti sia per le aziende, che per lavoratori. Ma per quanto riguarda la didattica?

La DAD sembra non avere futuro… o forse no?

Difficile immaginare un futuro per la didattica a distanza nelle università, impossibile per le scuole secondarie di secondo grado. Alcuni universitari si ostinano a sostenere che la modalità a distanza favorisca il diritto allo studio e che debba essere mantenuta, anche a emergenza finita, in supporto a quella in presenza.

Nel frattempo, negli scorsi mesi, è nato un gruppo di persone intenzionate ad assicurare il futuro della didattica a distanza, composto da studenti, lavoratori, casalinghi, pensionati e tutti coloro decisi a voler proseguire il proprio percorso di studi universitari, messi in difficoltà nel caso di dover frequentare gli atenei: prende il nome, su Facebook, di UNIDAD (Universitari per la Didattica a Distanza Integrata), con poco più di 5000 membri, ma apparentemente in costante crescita.

“La DAD non solo è una realtà possibile, ma che, per quanto non potrà mai sostituire la qualità di una lezione o di un esame in presenza, è un’opzione che favorisce largamente il diritto allo studio.”

Sono queste le parole che si leggono nella descrizione del gruppo su Facebook. I quattro studenti fondatori sono convinti che la didattica a distanza potrebbe rappresentare un aiuto prezioso per molte categorie di studenti, da quelli fuori sede a quelli lavoratori. Un’alternativa a tutti coloro che sono semplicemente impossibilitati alla presenza, per un motivo o per l’altro.

Molti professori sembrano essere d’accordo con le considerazioni sollevate dagli studenti, molti altri invece sembrano essere totalmente contrari. Ci sono i sostenitori delle modalità classiche, che affermano come le possibilità offerte dal lavoro da remoto non facciano altro che peggiorare il rendimento degli studenti, comportando un invito concreto alla procrastinazione e alla diminuzione dell’attenzione durante le sessioni di lezione.

Il ministro dell’Università e della ricerca, Gaetano Manfredi, si è pronunciato a favore del mantenimento delle modalità di didattica a distanza in supporto alla didattica in presenza, favorendo la tipologia mista. Poter raggiungere fasce di studenti che hanno difficoltà a essere in presenza, così da ridurre la dispersione universitaria, sembra essere l’obiettivo che guida il ministro.

Un argomento ancora troppo poco affrontato, nonostante questa modalità sia stata adottata da ormai quasi un anno, un argomento che forse si preferisce non affrontare. Sicuramente però ci saranno decisioni da prendere (una volta finita l’emergenza) e i membri di UNIDAD sembrano non avere alcuna intenzione di interrompere la loro battaglia.

Redazione OrizzonteScuola.it (2020). Università, Manfredi promuove la DaD: “Si è garantita la continuità didattica in un momento storico difficile”

Simonetta B. (2019). Al lavoro solo 4 giorni la settimana? Microsoft ci ha provato. E funziona. Il Sole 24 Ore

I. Lugano (2020). About UNIDAD. UNIDAD (Universitari per la Didattica a Distanza Integrata)

LinkedIn (2020). Lo smart working cambierà il lavoro

Redazione Il Sole 24 Ore (2020). Al lavoro 4 giorni a settimana ma con stipendio pieno. L’esperimento di Unilever. Il Sole 24 Ore

Perpetual Guardian. The Four Day Week Is Here

4 Day Week. About 4 day week

Federica è cresciuta in un Parco Naturale fino ai 20 anni, la città le sta stretta. Da piccola le sarebbe tanto piaciuto diventare biologa marina, sceneggiatrice, astronauta, archeologa o medico. Nell’indecisione più pura, che la accompagna fedelmente in ogni giorno della sua vita, ha sempre paura di fare la scelta sbagliata. Una cosa è certa: non ha una vocazione precisa. Per questo motivo si è spesso sentita fuori posto ovunque si trovasse. Sempre a ripetersi con malinconia che una vita sola non le sarebbe mai bastata per poter intraprendere tutte le strade che vorrebbe.