L’inquietante aspetto degli assistenti vocali

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Negli ultimi cinque anni abbiamo sentito parlare ampliamente di assistenti vocali. Inizialmente, presenti negli smartphone, con Siri (dispositivi iOS) e Google Assistant (Android e altri). Con il tempo, poi, sono diventati sempre più presenti nelle nostre case, grazie al boom di acquisti che ha coinvolto gli smart-speaker come Echo Dot (Amazon) o Google Home. Gli assistenti vocali sono software di intelligenza artificiale che rispondono a tutte le nostre richieste. Vi siete mai chiesti se possano nascondere un lato inquietante?

Molti di voi, probabilmente, hanno rinunciato all’acquisto degli smart-speaker proprio per questa ragione. Altri, forse, hanno disabilitato la funzione degli assistenti vocali sui loro dispositivi. Molti, invece, amano questo genere di tecnologia. E non è un caso, infatti, l’intelligenza artificiale ha semplificato la nostra vita; gestisce impianti di luce e riscaldamento; risponde alle nostre domande quando non abbiamo tempo, o voglia, di digitarle su un motore di ricerca; ci permette di gestire tutte le applicazioni dei nostri dispositivi semplicemente con la voce. Insomma, ha una strabiliante potenzialità.

Questa medaglia, però, ha anche un altro lato: gli assistenti vocali sono pur sempre macchine intelligenti che ascoltano le nostre conversazioni, ci comprendono e rispondono eseguendo le nostre richieste! Il peggior incubo per chi ha l’ansia di essere perennemente spiato.

Immagine di un dispositivo Echo Home su una pila di libri

Un problema di privacy.

Ci chiediamo, dunque, se effettivamente l’utilizzo di questi strumenti possa minare la nostra tanto amata privacy. Rachel Metz racconta per il MIT Technology Review che un giorno ha voluto controllare sul suo Echo Dot le conversazioni registrate a sua insaputa, e riferisce che quello che ha scoperto le ha fatto accapponare la pelle. Infatti, oltre a registrare le richieste che Rachel ha inoltrato con il comando «Alexa», l’assistente vocale ha memorizzato piccole parti di conversazione totalmente banali avvenute nel suo salotto.

Ma gli assistenti vocali non si dovrebbero accendere e non dovrebbe registrare ciò che diciamo solo quando li attiviamo noi? Sì, teoricamente sì. Fate un esperimento, chiedete al vostro assistente vocale «Stai registrando tutto ciò che senti?». Vi risponderà «No, registro solo quando sento la parola di attivazione».

Non ci sono sufficienti prove che dimostrino che questo tipo di intelligenza artificiale effettivamente registri conversazioni casuali. Infatti, la ragione per cui Rachel Metz e molti altri hanno riscontrato questo inquietante problema è che gli assistenti vocali ascoltano sempre!
Devono, infatti, essere sempre allerta per sentire la parola di attivazione, ma può capitare, a volte, che scambino una parola per un’altra. Ricordate che come tutta la tecnologia è costruita dall’uomo e che anche quella che sembra perfetta può sbagliare.

Quindi cosa fare?

Se ancora pensate che sia inquietante che i vostri assistenti vocali vi ascoltino, beh. C’è una cosa che vi può salvare ed è non utilizzarli. Quindi, via gli smart-speaker dalle vostre camere, dalle vostre cucine e dai vostri bagni.
Se, invece, non volete rinunciare alla comodità di questi strumenti, potete:

  • disabilitare la funzione di ascolto perenne sulle impostazioni del vostro device (rischiando, però, di diminuirne il funzionamento)
  • ricercare le aziende che tutelano la privacy del consumatore, ovvero non facendo ascoltare le registrazioni ai propri dipendenti (situazione che avviene solo in determinate circostante, ad esempio, per migliorare un servizio). Come Amazon e Google che hanno, attualmente, smesso questa pratica.
  • cercare le registrazioni presenti nell’archivio del proprio device e cancellarle.

Ricordatevi, però, che non siamo in un romanzo di Orwell. Non tutte le conversazioni ascoltate dagli assistenti vocali vengono registrate e successivamente inviate in forma di dati all’azienda che li ha prodotti. Lo sono, solo quelle che, mediante la parola di attivazione, istruiscono l’intelligenza artificiale a registrare.

D’altronde, tutto ciò che è bello e comodo nella vita ha un prezzo, e in questo caso, è il controllo sulle vostre conversazioni più banali.

The Economist (2019). How creepy is your smart speaker?

Metz R. (2018).Yes, Alexa is recording mundane details of your life, and it’s creepy as hell. MIT Technology Review

Morgan B. (2018). Are Digital Assistants Always Listening?. Forbes

Laureata in comunicazione durante una pandemia, ha deciso di scambiare il suo anno sabbatico in giro per il mondo con una magistrale in comunicazione informatica. Giulia sogna da sempre luoghi lontani perché la sua città le sta stretta. Saranno forse le sue radici inglesi? Who knows. Una cosa è certa: non è mai pienamente soddisfatta e reinventa continuamente se stessa (a volte anche cercando rivelazioni mistiche in un nuovo taglio di capelli). Prima di essere relegata in casa divideva il suo tempo tra ripetizioni, lezioni di inglese, uscite con gli amici, studio e le corse in compagnia. Ora, oltre all'università, si diletta nell'editing di video simpatici, brutti fotomontaggi e idee che (tristemente) non hanno mai una vera esecuzione - shoutout a Drama e al podcast FACCIAML. Nonostante l'indole procrastinatrice, riesce sempre a cavarsela e a trovare un modo per finire onestamente un lavoro. And that's what we call resourcefulness.