Human Uber: un essere umano a noleggio

Tempo di lettura: 3 minuti

Grazie alla rapida crescita del settore dell’high tech e dell’innovazione, le grandi potenze dell’Asia somigliano sempre di più alle grandi metropoli nebulose descritte nei film e libri distopici: a partire dalla Cina, che si chiude dentro i suoi confini digitali, bloccando i principali siti web e applicazioni occidentali (fallisce il tentativo di creare un Facebook Cina), sorvegliando e controllando – anche in modo piuttosto palese – i suoi cittadini tramite l’universale App di WeChat; fino al Giappone che, noto per le sue bizzarre invenzioni, nel 2018 lancia il servizio di Human Uber.

Tranquilli, non ci troviamo in un episodio di Black Mirror.

L’idea: assumi qualcuno che faccia il lavoro sporco per te, ma con le tue sembianze

L’Human Uber debutta alla conferenza EmTech della MIT Technology Review’s a Singapore nel 2018. In un Tweet, il redattore di Wired Will Knight descrive il servizio come un modo per partecipare agli eventi in modalità remota usando però il corpo di un’altra persona, definita anche “umano surrogato”, con in dotazione un display che trasmette in diretta il viso e la voce dell’utente. Il dispositivo prende il nome di ChameleonMask.

Uno degli inventori, Jun Rekimoto, professore presso l’Università di Tokyo e vicedirettore dei laboratori della Sony Computer Science, descrive il servizio come qualcosa di «sorprendentemente naturale». Non ha del tutto torto. Sul sito web ufficiale, la ChameleonMask è descritta come un’evoluzione dei sistemi di telepresenza, che fino ad allora erano stati realizzati tramite robot teleoperati. Vi ricordate la versione robotica di Sheldon nella serie televisiva The Big Bang Theory? Stiamo esattamente parlando di quello.

Quindi, siccome i robot teleoperati non sono del tutto in grado di sostituire la presenza fisica dell’uomo, perché non affidare questo compito ad un altro essere umano? Domanda lecita a cui Jun Rekimoto e il suo team hanno saputo rispondere.

La Chameleonmask, letteralmente la “maschera camaleonte”

La tecnologia su cui si fonda l’idea dello Human Uber è la Chameleonmask, un sistema di telepresenza che «mostra il viso di un utente remoto sul volto di un altro».

È essenzialmente composto da quattro elementi:

  • il display di un iPad o di un tablet che trasmette in diretta il viso e la voce dell’utente remoto, chiamato anche “direttore“;
  • uno smartphone, situato tra il display e uno visore smartphone VR, che con la sua telecamera registra e invia live le immagini dell’ambiente circostante al direttore;
  • due computer di cui uno collegato al display e uno connesso al cellulare;

Esistono due canali di comunicazione: da una parte un canale privato con cui il direttore comunica i comandi al surrogato; e dall’altra, uno pubblico tra il direttore e le persone con cui entra fisicamente in contatto il surrogato.

Quando usare lo Human Uber?

Lo Human Uber si presta perfettamente all’ambito lavorativo. Infatti, è un’ottima soluzione da considerare per partecipare a eventi all’estero senza doversi imbarcare su un volo aereo. Sicuramente, non passerete inosservati, il che potrebbe andare a vostro vantaggio (o forse no).

Un altro ambito di applicazione – inimmaginabile per noi, ma un must per i giapponesi – è quello degli anime, cioè dei film di animazione. Infatti, nessuno ha detto che la Chameleonmask debba essere usata solo da esseri umani e non da personaggi 2D. Ed è così che attraverso questa tecnologia i personaggi fittizi riescono, anche se solo temporaneamente, ad entrare in possesso di un corpo tridimensionale. Un sogno che si realizza, direbbero i weeb.

Lo Human Uber è realistico o troppo artificioso?

Se nutrite ancora dei dubbi – più che leciti – su questa invenzione (come potrebbe mai uno schermo, fissato sul viso di uno sconosciuto, sostituire la presenza umana di una persona?) vi informiamo che i ricercatori dello Human Uber hanno già condotto degli esperimenti pilota per studiare le reazioni delle persone che entrano in contatto con un umano surrogato.

Nel video di seguito possiamo osservare l’umano surrogato recarsi in un ufficio comunale per ritirare un documento pubblico. Dopo un primo attimo di sbigottimento, il dipendente pubblico sembra considerarlo e trattarlo come se fosse di fatto l’utente remoto.

La tecnologia dello Human Uber sembrerebbe mettere in discussione la stessa entità di essere umano: basta un volto per essere considerati tali?

Lasciamo a voi la risposta!

Rekimoto Lab. ChameleonMask

Rekimoto Lab. ChameleonMask: Embodied Physical and Social Telepresence using Human Surrogates

Frymorgen T. (2018). You may soon be able to send ‘Human Ubers’ as your surrogate. BBC

Mercado M. (2018). This Company Will Send People To Events For You If You Can’t Go & It’s ‘Black Mirror’ As Heck. Bustle

An Qi ha conseguito una laurea triennale in Scienze umanistiche per la comunicazione tra mille lavori in nero, poveri stage milanesi e articoli di volontariato, perché senza ansia non riesce letteralmente a funzionare. Una volta bambina prodigio, esperta di corsivo e di ascoltare-le-lezioni-mentre-disegna-allegramento-sui-quaderni, oggi cerca di inabissarsi di impegni e di ansie per giustificare la paura del fallimento che la induce a procrastinare fino all’ultimo. Sarà per questo che ha ottime doti di multitasking? Però! però è anche una maniaca perfezionista, quindi il suo sporco lavoro, lo fa e pure bene sia in ambito universitario che lavorativo. Chiedete in giro. Da precisa gifted child quale era, non sa rispondere alla fatidica domanda: «Che cosa vuoi fare da grande?». Copywriter? Forse. Social Media Manager? Di una cosa è certa: TikTok è la sua ultima ossessione, ma è convinta che l’algoritmo ce l’abbia con lei. Magari la grafica? Deve soltanto trovare i soldi per permettersi un corso decente. Solo il tempo lo saprà dire.